IDEE /INTERVISTE

Prendersi cura delle parole

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Difendere il significato della parola donna.
Per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ho avuto l’opportunità di intervistare, a nome del Comune di Reggio Emilia, Maria Beatrice Giovanardi che ha vinto un’importante battaglia. Grazie alla campagna online organizzata da lei (e con la quale ha ottenuto migliaia di firme) l’Oxford English Dictionary ha modificato la definizione di “donna”, che tra i sinonimi annoverava termini dispregiativi, svilenti e sessisti.

Con questa intervista ho voluto dare il mio piccolo contributo ad ogni forma di discriminazione, raccontando una storia che vede protagonista una donna che si è battuta per tutte le donne.
Maria Beatrice, 29 anni, originaria di Reggio Emilia ma cittadina del mondo, lavora nell’ambito di marketing e pr, e grazie alla sua grande rivoluzione silenziosa ha fatto si che la parola DONNA fosse rivalutata e raccontata correttamente dalle grande potenze della comunicazione (le definizioni dell’Oxford English Dictionary sono concesse in licenza a Google, Yahoo e Bing).

Credo molto nell’importanza delle parole. 
Il linguaggio è il più forte mezzo di creazione di ruoli che abbiamo a nostra disposizione, è il linguaggio che ci consente di trasformare e costruire il nostro pensiero, la nostra umanità.

Intervistando Beatrice mi sono stupita di quanto ancora sia radicata nella nostra cultura un’idea di donna travisata. Possibile che nei nostri dizionari italiani se si cercano sinonimi di donna appaia una lunga lista di sostantivi offensivi e sessisti?

“donna da marciapiede o di malaffare o di strada o di facili costumi, “bagascia”,“baldracca”, “battona”, “bella di notte”, “cagna”, “donnaccia”, “cortigiana”, “donnina allegra”, “falena”, “lucciola”, malafemmina”, “marchettara”, “meretrice”, “mignotta”, “mondana”, “passeggiatrice”, “peripatetica”, “prostituta”, “putta”, “puttana”, “squillo”, “sgualdrina”, “taccheggiatrice”, “troia”, “vacca”, “zoccola”

Non sembra possibile.

La Treccani aggiunge che 
“In numerose espressioni consolidate nell’uso si riflette un marchio misogino che, attraverso la lingua, una cultura plurisecolare maschilista, penetrata nel senso comune, ha impresso sulla concezione della donna. Il dizionario, registrando, a scopo di documentazione, anche tali forme ed espressioni, in quanto circolanti nella lingua parlata odierna o attestate nella tradizione letteraria, ne sottolinea sempre, congiuntamente, la caratterizzazione negativa o offensiva”

Ma tutto ciò non ci fa sentire meglio.
Quanto questo linguaggio alimenta atti violenti e discriminatori? Ci si può nascondere dietro epiteti o eufemismi?

Io non credo.
Non sono solo parole, costruiscono il nostro modo di vedere la realtà.
Il cambiamento culturale passa anche attraverso la lingua. Prendiamocene cura.

L’Oxford Dictionary, grazie a Beatrice e alla sua campagna, ha modificato la sua definizione di ‘donna’ eliminando quasi una decina di sinonimi dispregiativi, decine di frasi sessiste e inserendo definizioni più inclusive e rendendo la ‘donna’ finalmente un essere umano, a sé, e non un oggetto di proprietà dell’ uomo.

Grazie Beatrice.

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